Quando oggi si parla di elaborazione digitale delle immagini, spesso si affrontano questioni relative alla manipolazione, alla falsificazione o all'abbellimento. Si tende però a dimenticare che l'elaborazione delle immagini non è nata con programmi come Photoshop, ma è stata parte integrante di questo mezzo fin dagli albori della fotografia.

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Quello che oggi chiamiamo colokey, un tempo veniva colorato a mano

Il mito dell'immagine non elaborata

Già agli albori della fotografia le immagini venivano elaborate. Fotografi come Ansel Adams hanno sempre elaborato le loro immagini, perché anche il sistema zonale era pensato per ottenere maggiori dettagli dalle profondità attraverso la schiaritura in laboratorio. Nel frattempo, molte delle immagini di Henry Cartier-Bresson sono ingrandimenti di dettagli. Henry Cartier-Bresson era già piuttosto limitato dalla semplicità e dalla lunghezza focale fissa della sua Leica. Data la sua esigenza di inserire il soggetto principale nella sezione aurea, non gli restava altro che ritagliare l'immagine in fase di post-elaborazione.

Anche in laboratorio non era possibile fare a meno della post-elaborazione, perché per l'ingrandimento su carta era necessario prima regolare il bilanciamento del bianco sull'ingranditore. Oggi questo può essere fatto già sulla fotocamera digitale. Quindi chi oggi esegue il bilanciamento del bianco sulla fotocamera è già nel campo dell'elaborazione delle immagini.

 

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Nella fotografia analogica, il bilanciamento del bianco avveniva in laboratorio

Metodi analogici di elaborazione delle immagini:

  • Tecniche di camera oscura: nella fotografia classica, influenzare in modo mirato la luminosità e i contrasti dell'immagine tramite schiaritura o post-esposizione.
  • Ritocco: i negativi e le stampe venivano lavorati con pennelli sottili, matite o aerografi per rimuovere imperfezioni della pelle, polvere o graffi.
  • Fotomontaggi: già nel XIX secolo venivano combinati più negativi o assemblati ritagli per creare nuovi contenuti visivi.
  • Procedimenti chimici: diversi sviluppatori o viraggi modificavano l'effetto cromatico e l'atmosfera delle immagini.
  • Solarizzazione e pseudosolarizzazione: questo effetto è stato utilizzato spesso anche nell'arte pop art.
  • Colorazione: ciò che oggi viene chiamato color key è l'imitazione delle fotografie colorate a mano dei tempi passati.

La differenza oggi:

Mentre le tecniche analogiche richiedevano molto tempo, abilità manuale e accesso a laboratori specializzati, gli strumenti digitali sono veloci, precisi e disponibili per quasi tutti. Di conseguenza, l'elaborazione delle immagini è oggi più visibile e onnipresente, il che rafforza anche il dibattito pubblico sull'autenticità.

Conclusione:

L'elaborazione delle immagini non è una manipolazione moderna, ma fa parte della fotografia sin dalle sue origini. Il nucleo della discussione, tuttavia, non è cambiato molto: non si tratta dell'esistenza dell'elaborazione, ma della questione di quanto viene utilizzata e con quale obiettivo. Tutti lo sanno dalla propria formazione: all'inizio di ogni percorso formativo si fanno cose che non si amano fare. Ma non si amano fare queste cose perché all'inizio della formazione non se ne riconosce il senso. È proprio così che si dovrebbe affrontare il tema dell'elaborazione delle immagini: lo si fa perché fa parte del processo di apprendimento. Solo se si è aperti alle novità è possibile evolversi.